È sempre difficile, e forse oggi più che mai, accorgersi, riconoscere e fermarsi ad ascoltare la propria sofferenza quotidiana.
È più facile incontrare e magari anche confrontarsi con l’esperienza di sofferenza degli altri, piuttosto che interrogare nella sua complessità e profondità il disagio o il dolore di cui facciamo esperienza nella vita di tutti i giorni.
La propria sofferenza emerge spontaneamente dagli atti di vita quotidiana, a patto che qualcuno accetti di interpretarne i segni, i cosiddetti sintomi.
Tale difficoltà si manifesta essenzialmente nella frettolosa e spesso difensiva volontà di interpretare soltanto in maniera medico-biologica o in maniera genericamente sociale ed economica, i fenomeni che disturbano la vita nostra, dei nostri cari o anche semplicemente dei nostri vicini.
I sintomi del disagio invece parlano chiaro a coloro che vogliono ascoltarli, e raccontano storie di vita e relazioni umane su cui dobbiamo tutti sospendere il giudizio per capire fino in fondo la reale portata e la possibile origine della sofferenza di cui sono testimoni.
Questa sofferenza prende diverse forme e la sua cura può prendere altrettante tipologie di intervento professionale.
